La paura del salnitro

La recente sentenza del 27 gennaio 2022 della Corte Costituzionale ha riportato l’attenzione della comunità psichiatrica e della magistratura sul caso delle REMS, le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza. Le problematiche messe in evidenza da tale sentenza sono numerose e spaziano dalle lunghe liste d’attesa per l’inserimento in REMS dei pazienti rei, la gestione dei
medesimi sul territorio in attesa di posto letto, l’organizzazione interna delle strutture stesse e la regolamentazione delle modalità d’accesso.

Il presente articolo mira a offrire una panoramica dell’evoluzione delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza nel corso della storia, fin dai suoi albori ideali nel XVII secolo, presentando al contempo la componente del Doppio Binario nella gestione del paziente psichiatrico colpevole di reato. Ci si soffermerà, inoltre, sui concetti più recenti di imputabilità, misura di sicurezza e pericolosità sociale.

A titolo d’esempio si prenderà infine in esame il caso della signora MM, paziente in cura presso la psichiatria del distretto del lodigiano ritenuta inferma mentale e colpevole di reati di violenza domestica in contesto di abuso alcoolico ripetuto. Si cercherà di evidenziare la problematicità della perizia psichiatrica che, nel caso in oggetto, ha determinato la reclusione in REMS di una paziente alcolista priva di un disturbo psichiatrico maggiore ma con esclusiva diagnosi di Disturbo di Personalità. Il caso clinico verrà inoltre descritto in parallelo alla disamina della sopra citata sentenza del 27 gennaio 2022, così da evidenziare l’attualità delle problematiche evidenziate dalla Corte Costituzionale sul ruolo e gestione delle REMS nella realtà psichiatrica contemporanea.