Utilizzo di Esketamina nel trattamento della Depressione Resistente

dati preliminari sull’esperienza del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze ASST LODI

Pinto M., Arienti V., Ferrari M., Magnani G., Marasco M., Vercesi M., Saenz M. e Cerveri G.

Il disturbo depressivo maggiore è una delle principali cause di disabilità nel mondo, con una prevalenza del 5% (OMS, 2017) ed un impatto economico molto rilevante. Nel nostro Paese la depressione, che in tutte le sue forme, colpisce più di 3 milioni di pazienti (di cui circa 2 milioni sono donne), ha un costo sociale complessivamente pari a 4 miliardi di euro l’anno. A questi costi si aggiungono quelli legati ai caregiver, tenendo conto che per ogni paziente sono coinvolti almeno 2-3 familiari (Fisher et al., 2023) . Benché i trattamenti farmacologici più utilizzati (SSRI, SNRI) abbiano in genere buoni risultati in termini di tollerabilità ed efficacia, circa il 30% dei pazienti affetti da Depressione Maggiore non risponde alle terapie (Depressione Resistente al Trattamento) (Cristancho et al., 2024) Nel 2019 la statunitense Food and Drug Administration (FDA), e, dal 2021, anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), hanno approvato l’utilizzo di Esketamina spray nasale in combinazione con un antidepressivo orale per il trattamento della depressione negli adulti che non hanno tratto beneficio da altri trattamenti farmacologici. Esketamina (enantiomero S di ketamina racemica) è un antagonista non selettivo e non competitivo del recettore N-metil-D-aspartato (NMDA), recettore ionotropico glutammatergico. Attraverso l’antagonismo del recettore NMDA esketamina produce un aumento transitorio del rilascio di glutammato, con conseguente aumento della stimolazione del recettore dell’acido α-amino-3-idrossi5-metil-4-isoxazoleproprionico (AMPAR) e del segnale neurotrofico. L’effetto finale è il ripristino della funzione sinaptica nelle regioni cerebrali coinvolte nella regolazione di umore e comportamento emotivo. Il ripristino della neurotrasmissione dopaminergica nelle regioni cerebrali coinvolte nel meccanismo di motivazione e ricompensa, e la ridotta stimolazione delle regioni cerebrali coinvolte nell’anedonia potrebbero contribuire alla risposta rapida (nell’arco di ore/giorni) (Di Vincenzo et al., 2024).

Fa parte del numero

Anno XXXVII • n. 1

Gennaio – Giugno 2024

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